Achenbach Il libro della quiete interiore

La consulenza Filosofica secondo Achenbach

Achenbach è considerato da molti un maestro nel campo della pratica e consulenza filosofica. Parte da un suo testo la mia analisi di questa branca della filosofia. Preciso che la mia analisi non è disinteressata, ma molto interessata; credo infatti che la filosofia pratica debba avere sempre più spazio e credibilità e che il consulente filosofico sia una figura seria e necessaria.

Tuttavia torniamo ad Achenbach.

Si precisa nella prefazione italiana al libro (scritta per altro molto bene da Raffaella Soldani) che nel pensiero e nell’opera dell’autore la filosofia cerca di rendersi pratica e cioè utile; lo fa discutendo problemi quotidiani della gente e riflettendo sull’esistenza reale del singolo individuo.

Ciò significa che il primo significato di filosofia pratica va in tal senso cercato nell’oggetto di cui si occupa e non nel metodo.

L’oggetto di cui si occupa il testo è la possibilità per l’uomo moderno di raggiungere la quiete interiore. Il testo si propone come momento di consulenza filosofica, non come strumento per il consulente filosofico; è in qualche modo la risposta dell’autore al problema attuale dell’inquietudine del soggetto. Risposta che si trova in un percorso di riflessione attraverso classici del pensiero filosofico (ed anche letterario) tra i quali Epitteto, Seneca, Marco Aurelio, Plutarco, Epicureo, Schopenauer, Nietsche. Cosa si chiede ai classici del pensiero filosofico? Strumenti e regole per raggiungere la desiderata tranquillità interiore. E’ evidente dalla lettura del testo che l’approfondito studio dell’autore di alcuni momenti della filosofia classica (in particolare la Stoà , Montagne, Pascal) hanno fornito a lui gli strumenti per poter sintetizzare una propria via verso la quiete interiore. L’autore esplicita i risultati della sua ricerca in forma di principi (sei per la precisione). Tali principi sono dedotti direttamente dalla Stoà e tuttavia vengono riformulati in maniera piuttosto attuale.

I sei principi della quite interiore

Vediamo i sei principi:

1 Non è importante la filosofia, ma il vivere filosoficamente

2 Risposta alla domanda: che cosa conta veramente? Per te, sei tu quello che conta!

3 Orientati su te stesso e non sugli altri

4 Un conto è ciò che succede, un altro è la mia idea di quello che succede

5 Devi essere indifferente verso le cose indifferenti

6 Devi volere quello che accade, così com’è

Il primo principio potrebbe corrispondere con la dichiarazione di metodo: si intende dire che la filosofia non è una risposta alla domanda sul che cos’è la quiete interiore (definizione teorica-concetto), ma un cammino verso la quiete interiore. Tuttavia l’autore vuole anche definire con questo principio un certo modo di essere filosofo che è quello di colui che non impartisce precetti, ma vive secondo quei precetti. Questa seconda interpretazione del principio apre significazioni differenti: da una parte c’è un invito alla coerenza che significa non predicare in un modo e vivere in un altro, da un’altra parte si delinea una figura di saggio che senza impartire lezioni “emana” saggezza. Esistono dunque per Achenbach da qualche parte degli esempi viventi di filosofo dai quali apprendere la via della saggezza? In cosa si incarna oggi questo saggio stoico? Un profeta? Un santone? La questione è dubbia.

Il significato ravvicinato del secondo principio è chiaro. Tuttavia non è chiaro che rapporto c’è con il problema della gestione non inquieta del tempo o della ricerca della quiete interiore. Se non che il concetto di autostima è dichiaratamente di moda!

Il terzo è quasi un corollario del secondo; si sposta il problema sulla questione dei giudizi provenienti dagli altri ed i giudizi propri, sul giusto valore da dare alle cose….un’anticipazione del successivo principio, il quarto. L’invito ad essere indifferenti verso le cose indifferenti è però più forte; si affronta direttamente il problema della perdita e della morte ed il precetto è “avere, come se non si avesse niente”. Cosa rappresenta questo precetto nel contesto di una consulenza filosofica? Forse un invito a seguire una via laica (o no?) al francescanesimo (in chiave stoica, sempre!).

Infine l’ultimo precetto ridisegna il quadro generale. E’ la cornice del tutto. In contrasto con tutto il pensiero scientifico occidentale, che parte da Cartesio e dalla sua “ipotesi” di res extensa, si afferma l’opinione che tutto ciò che accade è per una disposizione, una saggezza, un desiderio.  E’ inutile soffermarsi sulla proprietà o sul principio di questi agenti regolatori: in un fluire velocissimo di citazione Achenbach cita Dio, la divinità (in generale), il logos, il cosmo.

Forse il gioco di Pollyanna conteneva indicazioni più filosofiche e più pratiche.

Per approfondire l’opera di Achenbach

Se volete leggere altre recensioni sul testo e per conoscere meglio l’opera di Achenbach:

http://www.recensionifilosofiche.it/crono/2005-11/achenbach.htm#autore

http://it.wikipedia.org/wiki/Consulenza_filosofica

Il sito ufficiale di Achenbach:

http://www.achenbach-pp.de/

Associazione culturale Fattoria Filosofica